Quando avevamo le ali by Ayanna Lloyd Banwo

Quando avevamo le ali by Ayanna Lloyd Banwo

autore:Ayanna Lloyd Banwo [Lloyd Banwo, Ayanna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-01-09T12:00:00+00:00


Capitolo ventesimo

Yejide

Varca lentamente il cancello e parcheggia sul viale centrale. Su un lato c’è un edificio di cemento con un gruppetto di uomini in tuta da lavoro seduti sui gradini. Li scruta uno per uno. Nessuno di loro è lui. Sull’altro lato è tutto marmo candido, come ossa sbiancate, pietra screziata grigio scuro, tettoie di zinco arrugginito che proteggono strutture a traliccio, cancelli scardinati e arrugginiti, angeli ciechi, croci butterate, fiori freschi e secchi, erbacce alte che fischiano come canne affilate al vento.

Come spiegare la sensazione di tornare in un luogo che hai visto in sogno? È cosí che deve chiamarlo, un sogno? Non è la parola giusta. Eppure: eccolo, l’alto cancello nero; ecco i muri di pietra grigia; ecco i morti. Tutto piú smorzato ora, come se qualcosa avesse assorbito tutta la luce di quello che prima era in technicolor.

Ricorda tutto di quella notte. La memoria è cosí vivida da oscurare le immagini delle rare volte che ha visitato davvero il cimitero. Cadere, volare, cadere. Annegare nei bisogni dei morti. E lí, in quel momento, li sente di nuovo, come gatti che le si strusciano addosso, le ossa che scricchiolano nelle bare, che vibrano, che migrano da una tomba all’altra mentre la terra si sposta, mentre l’acqua smuove gli strati, mentre il tempo li reclama. Alcuni cosí labili da essere meno di un sussurro, eppure ancora radicati in profondità. Vecchi morti. Ricorda le parole di sua madre e fa segno di sí con la testa: sí. Sente la verità di tutto questo.

Ma c’è qualcos’altro. Non solo i vecchi morti. Si concentra meglio. E nemmeno i morti recenti. Respira a fondo e si aggrappa al volante. Sente qualcosa di vivo nello stomaco. Come il primo boccone di un cibo guasto. Il corpo lo riconosce appena arriva in gola, e non importa se da fuori sembrava buono. Non capisce come ha fatto a non accorgersene l’altra sera: qualcosa di rabbioso, che si dibatte. Che ha subito un’offesa. La parola affiora nella mente con la sua stessa voce, chiara tra le voci dei morti. Qualcosa lí dentro è stato offeso.

La sensazione la strazia dentro, come un crampo a cui resiste irrigidendo il corpo. Ma invece di combatterlo, si lascia sprofondare e il dolore la afferra. Qualcosa in lei si allunga come la mano di una madre che accarezza un bambino che piange. Ssh. Ssh. Sono qui. Gli spasmi si fermano, si placano, raccogliendosi in lei come acqua in una laguna, sordi, pesanti.



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